Dubbio sul trattamento con ossalico

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Guido81
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Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da Guido81 »

Ciao a tutti, ho un dubbio. Premetto che sono alla prima stagione e tolto qualche consiglio (giusto o sbagliato) e l'aver letto un paio di testi non ho fatto corsi o altro. Partito con 3 nuclei a marzo arrivato ad agosto sempre con 3 famiglie, effettuata una divisione e una dispersione regina fucaiola, il risultato 3 famiglie. Trattate con ossalico appunto ad agosto ed ora sto attendendo di rifarlo visto il blocco di covata. Settimana scorsa ho ritirato da un conoscente che riduce il suo apiario per questioni di salute 5 famiglie già trattate con ossalico. Le ho posizionate a 50 metri dalle mie 3. La mia domanda è, non avendo trattato ancora queste 3 rischio di trasmettere in qualche modo la varroa alle nuove 5? È il caso che quando farò ossalico alle mie dia una passata leggera anche a queste già comunque trattate? Premetto che ad agosto nei cassetti non è caduto un gran che, visti anche da un apicoltore più esperto di me mi disse che probabilmente non avevano addosso molto parassita. Ringrazio anticipatamente chi mi darà consiglio per il mio dubbio.
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ciocca956
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da ciocca956 »

Se il trattamento che intendi fare è sublimato fai tranquillamente anche le nuove cinque. Trattamento normale non leggero.
Se hai avuto poca caduta di acari ad agosto probabilmente l'infestazione ora è accettabile.
E' comunque doveroso trattare per ridurre ulteriormente la quantità di acari e avviare la prossima stagione con ridotta quantità di varroe.
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fabio
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da fabio »

Ciao! È normale avere dei dubbi, soprattutto quando si è alle prime esperienze.
Se le tue famiglie sono effettivamente libere da varroa o presentano livelli molto bassi del parassita, il rischio di trasmettere la varroa alle nuove famiglie è ridotto, ma non nullo.

La varroa si trasmette principalmente attraverso il contatto diretto tra le api, quindi, se le tue famiglie non hanno infestazioni significative, il rischio di trasferire il parassita è basso. Tuttavia, le nuove cinque famiglie potrebbero aver già avuto una carica di varroa, anche se sono state trattate, specialmente se il trattamento non è stato completamente efficace (ad esempio, a causa di una temperatura non ottimale o di tempistiche imprecise).

Quando decidi di ritrattare le tue famiglie con acido ossalico, è sempre una buona pratica monitorare la quantità di varroa caduta prima e dopo il trattamento per valutarne l'efficacia. Poiché le nuove cinque famiglie sono già state trattate, se le hai posizionate a distanza sufficiente e non hai riscontrato problemi di varroa, probabilmente non c'è bisogno di ripetere il trattamento su di loro. Tuttavia, se hai qualche dubbio o desideri essere più sicuro, puoi applicare un trattamento anche su queste famiglie già trattate.

Un trattamento con acido ossalico, pur non essendo invasivo, non fa male, ma è sempre meglio effettuarlo in assenza di covata.
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da Guido81 »

Grazie, siete stati entrambi esaustivi. Per il sublimato non ho la minima esperienza e non ho nemmeno sublimatore ma voglio attrezzarmi per l'anno prossimo, quest'anno vado di ossalico gocciolato. Mi appassiona molto, ci risentiremo sicuramente.
Ciao
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da Ortega »

Guido81 ha scritto: 23/11/2024, 7:24 Premetto che ad agosto nei cassetti non è caduto un gran che, visti anche da un apicoltore più esperto di me mi disse che probabilmente non avevano addosso molto parassita.
@Guido81 se ad agosto non è caduta molta varroa nei cassetti, potrebbe essere un buon segno, indicando che la presenza di varroa nella colonia è bassa. Tuttavia, ciò non significa che non ci sia varroa, poiché gli acari potrebbero essere presenti in quantità elevata ma non facilmente rilevabili dalla caduta nei cassetti.
Infatti, la caduta di varroa non sempre riflette l'effettiva infestazione nella colonia, poiché gli acari si nascondono spesso nelle celle di covata. Pertanto, anche se non c'è stata molta caduta nei cassetti, non si può escludere completamente la presenza di varroa.
Per questo motivo, è utile continuare a monitorare la situazione utilizzando altre tecniche, come l'esame visivo delle api o l'uso di strisce di trattamento, per verificare la presenza di parassiti.
Inoltre, osservare la salute generale della colonia aiuterà a individuare eventuali segni di stress da varroa, come il deperimento delle api o problemi nella crescita della covata.
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da coconta »

Guido81 ha scritto: 23/11/2024, 21:03 Grazie, siete stati entrambi esaustivi. Per il sublimato non ho la minima esperienza e non ho nemmeno sublimatore ma voglio attrezzarmi per l'anno prossimo, quest'anno vado di ossalico gocciolato. Mi appassiona molto, ci risentiremo sicuramente.
Ciao
Guido
Ciao Guido, attento perché il gocciolato (da preferire la versione con glicerolo perché più efficace) è la modalità meno tollerata dalle api. In ordine dal più tollerato: sublimato, spruzzato, gocciolato con glicerolo, gocciolato con zucchero.
Quindi se con "già trattate con ossalico" intendi con gocciolato meglio preferire un altra modalità di somministrazione.
I rischi di un doppio gocciolato sono molteplici, tra cui l'abbandono dell'arnia da parte della famiglia.

@Ortega Non sono molto d'accordo con il tuo ultimo post. La caduta per morte naturale della Varroa, se fatta come si deve, è una delle stime più accurate per capire l'entità dell'infestazione. Altre tecniche come lo ZAV, che sono immediate, sono molto più lasche.
Senza contare il fatto che quando si iniziano a vedere le Varroe sulle api adulte in fase foretica, l'infestazione è già un pezzo avanti. Infatti non solo la maggior parte della varroa è nelle celle opercolate (circa 80%) ma quando un'ape viene parassita la varroa scivola tra i segmenti dell'addome e quindi è praticamente impossibile da vedere.

Infine giusto per essere precisi anche con l'ossalico, non solo con le strisce chimiche, si possono fare le stime dell'infestazione a seguito di un trattamento, basta sapere la percentuale di efficacia del trattamento.

Buona serata a tutti!!
«Ogni ape porta in sé il meccanismo dell’universo: ognuna riassume il segreto del mondo.» Michel Onfray
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da Ortega »

Ciao @coconta! In effetti, la questione della stima dell'infestazione da Varroa è complessa e può suscitare opinioni diverse tra gli apicoltori, ma cercherò di chiarire il mio pensiero riguardo ai punti sollevati nel tuo commento.

La caduta naturale della Varroa, o "caduta spontanea", è uno degli indicatori più comuni e utilizzati per stimare l'infestazione in un alveare. L'idea di base è che, se il trattamento è stato eseguito correttamente o se l'infestazione è abbastanza grave, una parte delle varroe dovrebbe cadere nell'area sottostante, come il fondo dell'alveare o nel cassetto diagnostico. Tuttavia, ci sono alcuni fattori da considerare:
1)la caduta naturale può variare molto in base al periodo dell'anno, alla temperatura e all'umidità. Per esempio, nei periodi di alta attività delle api (come in primavera o estate), la caduta naturale potrebbe non essere un indicatore preciso, poiché le api e le formiche potrebbero rimuovere le varroe cadute;
2)per ottenere stime più accurate, è necessario monitorare la caduta per periodi più lunghi (di solito 3-5 giorni consecutivi) e durante diverse settimane, per eliminare possibili fluttuazioni stagionali o dovute a trattamenti precedenti.

Hai ragione nel dire che circa l'80% della Varroa si trova nelle celle opercolate. La difficoltà di osservare la Varroa in questo stadio rende difficile un monitoraggio visivo semplice, perché una volta che il parassita è all'interno della cella e ha parassitato la pupa, è protetto e nascosto.
Tuttavia, le tecniche che utilizzano la caduta naturale potrebbero non essere completamente rappresentative dell'infestazione reale, poiché la maggior parte delle varroe potrebbe essere ancora all'interno delle celle e non nella fase "foretica" (cioè sulla superficie delle api adulte). Questo è un punto critico che porta molti apicoltori a preferire metodi alternativi per monitorare la Varroa, come lo ZAV o il trattamento con acido ossalico.

Il monitoraggio con ZAV è effettivamente più immediato rispetto alla caduta naturale e può fornire un'indicazione rapida dell'entità dell'infestazione. Tuttavia, come accennavi, la sua precisione dipende da diversi fattori, come la tecnica di applicazione, la quantità di zucchero utilizzata e l'attività delle api.
In generale, lo ZAV tende a sovrastimare la quantità di Varroa nella colonia, ma rimane comunque utile come metodo di monitoraggio rapido, in particolare per ottenere un primo dato immediato.

Quando le varroe si trovano in fase "foretica" (cioè sulla superficie dell'ape adulta), è già un segno che l'infestazione è piuttosto avanzata. Tuttavia, anche in questo caso, il monitoraggio visivo non è sempre affidabile, perché la varroa potrebbe nascondersi tra i segmenti addominali dell'ape o essere coperta dalla peluria delle api stesse. Inoltre, nelle fasi più gravi dell'infestazione, alcune varroe possono spostarsi su diverse api adulte, ma sarà difficile vederle senza una ricerca molto approfondita.

L'acido ossalico, sebbene utilizzato principalmente come trattamento contro la Varroa, può effettivamente essere utile anche per stimare l'entità dell'infestazione. L'efficacia del trattamento, come giustamente sottolinei, è direttamente correlata alla quantità di varroe presente nell'alveare: se il trattamento con acido ossalico è efficace al 90%, ad esempio, significa che solo il 10% delle varroe sopravviveranno. Pertanto, se misuri la caduta post-trattamento, puoi fare una stima abbastanza precisa dell'infestazione iniziale.
In pratica, puoi sommare il numero di varroe cadute durante il trattamento con acido ossalico e poi utilizzare la percentuale di efficacia per determinare quante varroe erano effettivamente presenti nell'alveare prima del trattamento. Questo metodo è particolarmente utile per stimare l'infestazione in modo quantitativo, anche senza una caduta naturale pre-trattamento.

Riassumendo brevemente, la caduta naturale della Varroa, pur essendo un buon metodo di monitoraggio, ha i suoi limiti, soprattutto perché non tiene conto della grande quantità di varroe che rimane nascosta nelle celle opercolate. Altre tecniche, come lo ZAV, sono utili per avere un'idea immediata della situazione, ma devono essere interpretate con cautela. Il trattamento con acido ossalico, se usato correttamente, può essere un ottimo strumento per stimare l'infestazione, grazie alla sua capacità di rimuovere una grande percentuale di varroe e permettere una stima accurata del carico parassitario iniziale.

La chiave, in sostanza, è utilizzare una combinazione di metodi e, soprattutto, monitorare con costanza l'alveare per avere una visione più completa e precisa dell'infestazione da Varroa. Ogni metodo ha i suoi pro e contro, ma insieme possono aiutare a gestire la salute della colonia in modo più efficace.
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da Guido81 »

Grazie a tutti per i vostri interventi, per la prossima stagione mi attrezzo con sublimatore. Sicuramente come dite la poca presenza di caduta non esclude la presenza degli acari, lo davo per scontato nel mio post, volevo solo dire che mi dava l'impressione di buon segno. Faccio tesoro dei vostri consigli.

Buona giornata
Guido
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da Marianna »

Ortega ha scritto: 25/11/2024, 8:12
L'acido ossalico, sebbene utilizzato principalmente come trattamento contro la Varroa, può effettivamente essere utile anche per stimare l'entità dell'infestazione. L'efficacia del trattamento, come giustamente sottolinei, è direttamente correlata alla quantità di varroe presente nell'alveare: se il trattamento con acido ossalico è efficace al 90%, ad esempio, significa che solo il 10% delle varroe sopravviveranno. Pertanto, se misuri la caduta post-trattamento, puoi fare una stima abbastanza precisa dell'infestazione iniziale.
In pratica, puoi sommare il numero di varroe cadute durante il trattamento con acido ossalico e poi utilizzare la percentuale di efficacia per determinare quante varroe erano effettivamente presenti nell'alveare prima del trattamento. Questo metodo è particolarmente utile per stimare l'infestazione in modo quantitativo, anche senza una caduta naturale pre-trattamento.
Dalla descrizione del post, non riesco a capire come risalire alla percentuale di varroe caduta. :zip: Ad esempio, se ho osservato che sono cadute tot varroe durante il trattamento con il principio attivo, come posso calcolare la percentuale di varroe caduta in base a questo numero? :doh:
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da Ortega »

Ciao @Marianna
Per calcolare la percentuale di varroa caduta in seguito al trattamento con acido ossalico, seguendo l'approccio descritto nella tua domanda, puoi usare la seguente formula:

Percentuale di varroa caduta = (Varroe cadute dopo il trattamento/varroe iniziale stimale) X 100

Tuttavia, poiché non hai una misura diretta delle varroe iniziali, puoi calcolarla tramite la percentuale di efficacia del trattamento. Se conosci l'efficacia del trattamento (ad esempio 90%, quindi il 10% delle varroe sopravvive), puoi fare una stima della popolazione iniziale di varroe nell'alveare.
Devi contare le varroe cadute dopo il trattamento. Ad esempio, supponiamo che tu abbia conteggiato 500 varroe cadute. Successivamente, calcola la popolazione iniziale stimata utilizzando la formula inversa per stimare il numero totale di varroe presenti prima del trattamento.

Varroe iniziali stimate = Varroe cadute dopo il trattamento/Percentuale di efficacia = 500/0,90 = 555,56

Questo significa che c'erano circa 556 varroe prima del trattamento.
Ora che hai stimato il numero di varroe iniziali, puoi calcolare la percentuale di varroe caduta rispetto alla popolazione iniziale:

Percentuale di varroa caduta = (500/555,56) x 100 = ± 89,9 %

Nel nostro esempio, circa l'89,9% delle varroe sono state rimosse dal trattamento con acido ossalico. Questo ti dà una buona stima dell'entità dell'infestazione iniziale e dell'efficacia del trattamento.

La procedura può variare leggermente a seconda delle specifiche condizioni dell'alveare (ad esempio, se ci sono variazioni nelle condizioni ambientali che influenzano il trattamento), ma in generale questo metodo ti permette di ottenere una stima abbastanza precisa della popolazione di varroe.

Spero di essere stato chiaro, preciso e conciso. Fammi sapere se c'è qualcosa che necessita di ulteriori chiarimenti.
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da Marianna »

Grazie, Ortega, :ave: voglio esprimerti il mio più sincero apprezzamento :clap: per la chiarezza con cui hai descritto e fornito una guida così dettagliata e ben strutturata su come calcolare la percentuale di varroa caduta dopo il trattamento con acido ossalico. Ancora grazie! :okok: :okok: :okok:
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da fabio »

Conosco @Ortega di persona, @Marianna, ed è un profondo conoscitore della materia. La sua capacità di spiegare il concetto in modo chiaro e accessibile è davvero notevole, soprattutto considerando che è riuscito a renderlo comprensibile anche a chi non è particolarmente a suo agio con i numeri e le percentuali.

Ha fornito la formula per calcolare la percentuale di varroa caduta, ma ha anche spiegato come stimare la popolazione iniziale di varroa quando non è possibile misurarla direttamente, utilizzando l'efficacia del trattamento. L’esempio numerico che ha incluso (con 500 varroe cadute e il calcolo successivo) è un modo brillante per rendere il concetto ancora più tangibile e facilmente comprensibile.
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da ciocca956 »

Ortega ha scritto: 25/11/2024, 18:48 Ciao @Marianna
Per calcolare la percentuale di varroa caduta in seguito al trattamento con acido ossalico, ecc. ecc............................................
Riprendo il ruolo del bastian contrario.
L'approccio che suggerisci è soggetto a variabili tante e tali da inficiarne la validità. Ad esempio acari mangiati da formiche; rimossi dal vento; caduti nella parte lignea dell'arnia.
Anche la valutazione del grado di efficacia è purtroppo soggetta a variabili imponderabili: temperatura esterna: accuratezza della preparazione della soluzione, scambio del medicinale fra le api, reale blocco della covata.
In definitiva io ritengo che fare questi calcoli sia superfluo e il mio modo di fare è consono a questo concetto. Quando tratto (sia gocciolato che sublimato per l'ossalico) non conto gli acari (o meglio li conto solo quando la caduta è minima) ma valuto se sono tanti o pochi.
Quando sono tanti (a occhio sul centinaio) valuto che l'efficacia sia stata accettabile; quando vedo poche decine il dubbio sull'efficacia lo prendo sul serio. Per questo scelgo sempre alcune arnie a cui tratto con timolo e confronto le cadute. Se sono comparabili considero buona l'efficacia altrimenti programmo un altro trattamento.
Col sublimato mi comporto diversamente: programmo almeno due interventi a cavallo di Natale. se al secondo cadono pochissimi acari mi ritengo soddisfatto altrimenti procedo con il terzo. Finora non ho mai fatto il quarto. Preciso che avendo tante arnie metto il vassoio a circa un terzo delle arnie trattate. Inoltre io pratico il blocco estivo in sensibile anticipo rispetto alla letteratura prevalente cioè in modo da trattare con gocciolato ai primi e metà luglio; Inoltre tratto ben oltre i 24 giorni di blocco quando tutte le larve sono sfarfallate in modo che diversi acari muoiano di fine vita senza riprodursi.
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da Ortega »

Capisco il tuo punto di vista @ciocca956 e apprezzo la tua esperienza e il tuo approccio pratico alla gestione della varroa. È evidente che, nella tua pratica, hai sviluppato un sistema che si adatta alle condizioni specifiche delle tue arnie e che ti permette di valutare l'efficacia dei trattamenti in modo pragmatico. In effetti, molte delle variabili che citi, come le condizioni ambientali o la variabilità nel trattamento, rendono difficile applicare un approccio standardizzato o teorico per ogni singolo caso.

Tuttavia, credo che la tua critica riguardo alla troppa complessità nei calcoli e nelle misurazioni sia comprensibile, ma forse un certo livello di monitoraggio e di valutazione numerica dei trattamenti può aiutare a ottimizzare ulteriormente l'efficacia e prevenire problematiche future. Certamente, l'esperienza sul campo è fondamentale, e i tuoi metodi pratici, come il confronto tra diverse arnie e l'adattamento dei trattamenti in base ai risultati, sono molto validi.

L'importante è che il trattamento venga monitorato nel tempo e che, se necessario, venga adattato. La tua gestione del blocco estivo e dei trattamenti con timolo e ossalico mi sembra sensata, soprattutto considerando la tua attenzione a "osservare" i risultati, come la caduta degli acari, piuttosto che affidarti solo a misurazioni precise.

In definitiva, la tua esperienza pratica rappresenta un ottimo equilibrio tra la teoria e la realtà delle tue arnie, e sono convinto che il confronto tra approcci diversi, come il tuo e quello più teorico, possa arricchire la gestione della varroa.
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da Marianna »

Ciao Ortega, qual è la differenza tra queste due formule? :doh:

La prima che ho trovato su questo forum:
la percentuale di caduta delle varroe si calcola con la seguente formula: (AT / (AT + AP)) x 100 = percentuale di varroe cadute, dove AT = acari caduti in seguito al trattamento (ad esempio con APILIFE VAR), e AP = acari caduti in seguito al trattamento con un prodotto testato (ad esempio Perizin).

La seconda è quella che hai menzionato nel post.
Ortega ha scritto: 25/11/2024, 18:48 Ciao @Marianna
Per calcolare la percentuale di varroa caduta in seguito al trattamento con acido ossalico, seguendo l'approccio descritto nella tua domanda, puoi usare la seguente formula:

Percentuale di varroa caduta = (Varroe cadute dopo il trattamento/varroe iniziale stimale) X 100

Tuttavia, poiché non hai una misura diretta delle varroe iniziali, puoi calcolarla tramite la percentuale di efficacia del trattamento. Se conosci l'efficacia del trattamento (ad esempio 90%, quindi il 10% delle varroe sopravvive), puoi fare una stima della popolazione iniziale di varroe nell'alveare.
Devi contare le varroe cadute dopo il trattamento. Ad esempio, supponiamo che tu abbia conteggiato 500 varroe cadute. Successivamente, calcola la popolazione iniziale stimata utilizzando la formula inversa per stimare il numero totale di varroe presenti prima del trattamento.

Varroe iniziali stimate = Varroe cadute dopo il trattamento/Percentuale di efficacia = 500/0,90 = 555,56

Questo significa che c'erano circa 556 varroe prima del trattamento.
Ora che hai stimato il numero di varroe iniziali, puoi calcolare la percentuale di varroe caduta rispetto alla popolazione iniziale:

Percentuale di varroa caduta = (500/555,56) x 100 = ± 89,9 %

Nel nostro esempio, circa l'89,9% delle varroe sono state rimosse dal trattamento con acido ossalico. Questo ti dà una buona stima dell'entità dell'infestazione iniziale e dell'efficacia del trattamento.

La procedura può variare leggermente a seconda delle specifiche condizioni dell'alveare (ad esempio, se ci sono variazioni nelle condizioni ambientali che influenzano il trattamento), ma in generale questo metodo ti permette di ottenere una stima abbastanza precisa della popolazione di varroe.

Spero di essere stato chiaro, preciso e conciso. Fammi sapere se c'è qualcosa che necessita di ulteriori chiarimenti.
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da Ortega »

In sintesi le due formule che hai evidenziato @Marianna riguardano entrambe il calcolo della percentuale di varroa caduta in seguito a un trattamento, ma si basano su approcci e dati diversi.

Vediamo nel dettaglio le differenze:
1. Prima Formula (Trattamento con prodotti come APILIFE VAR e Perizin):
La formula è la seguente:
Percentuale di varroe cadute = [AT/(AT+AP﴿]×100

Significato delle variabili:
AT (Acari caduti per trattamento): Il numero di varroe cadute in seguito all’applicazione di un trattamento, come il trattamento con APILIFE VAR.
AP (Acari caduti per altro trattamento o prodotto di confronto): Il numero di varroe cadute in seguito all’applicazione di un altro trattamento, usato come riferimento per il confronto (ad esempio, il trattamento con Perizin).

Descrizione:
In questa formula si confrontano i risultati di due trattamenti diversi (AT e AP) per calcolare la percentuale di varroe cadute in relazione alla somma di entrambi i numeri (AT + AP). In pratica, questa formula serve per confrontare l’efficacia di un trattamento (AT) rispetto a un altro prodotto di riferimento (AP).

Esempio pratico: Se si osservano 100 acari caduti dopo l’applicazione di APILIFE VAR (AT), e 50 acari caduti dopo l’applicazione di Perizin (AP), la percentuale di varroe cadute sarà:
[100/(100+50﴿]×100 = [(100/150)] ×100 = 66,67%

Obiettivo: Determinare quale trattamento è più efficace in base al confronto tra i numeri di varroe cadute.
________________________________________________________________________________________________________________
2. Seconda Formula (Trattamento con acido ossalico):

La formula descritta è:
Percentuale di varroa caduta = (Varroe cadute dopo il trattamento/Varroe iniziali stimate)×100

Significato delle variabili:
Varroe cadute dopo il trattamento: Il numero di varroe effettivamente cadute dopo l’applicazione di un trattamento, come ad esempio l'acido ossalico.
Varroe iniziali stimate: Una stima del numero di varroe presenti nell'alveare prima del trattamento. Poiché non sempre si può misurare direttamente il numero iniziale, questa stima viene fatta utilizzando la percentuale di efficacia del trattamento.

Descrizione:
In questa formula, si calcola la percentuale di varroe caduta in relazione alla popolazione iniziale di varroe stimata. Se non si ha una misura diretta delle varroe iniziali, si può stimare questo valore usando l'efficacia del trattamento (ad esempio, se il trattamento ha un’efficacia del 90%, significa che il 10% delle varroe sopravvive, e quindi si può stimare che le varroe iniziali siano superiori al numero di varroe cadute).

Esempio pratico: Supponiamo che si siano osservate 500 varroe cadute dopo il trattamento, e si conosca che il trattamento ha un'efficacia del 90%. La popolazione iniziale stimata sarà:
Varroe iniziali stimate = 500/0,90=555,56
La percentuale di varroe caduta sarà:
(500/ 555,56) × 100=89,9%

Obiettivo: Stimare l’efficacia di un trattamento (ad esempio, con acido ossalico) in base alla percentuale di varroe che è stata rimossa.
_____________________________________________________________________________________________________________________

Differenze principali:

1.Tipo di trattamento e confronto:
La prima formula confronta due trattamenti diversi (ad esempio APILIFE VAR vs Perizin).
La seconda formula riguarda un singolo trattamento (ad esempio l’acido ossalico) e richiede una stima della popolazione iniziale di varroe per calcolare l’efficacia del trattamento.

2.Misurazione delle varroe iniziali:
Nella prima formula non è necessario stimare le varroe iniziali, poiché si lavora con il confronto tra il numero di acari caduti dopo due trattamenti.
Nella seconda formula, si stima il numero di varroe iniziali in base all'efficacia del trattamento, poiché non è possibile misurarlo direttamente.

3.Scopo:
La prima formula è utile per confrontare l’efficacia di due trattamenti diversi.
La seconda formula è utile per determinare l'efficacia di un trattamento specifico in base alla caduta di varroe e alla stima della popolazione iniziale.

In sintesi, la principale differenza risiede nel tipo di confronto (tra due trattamenti vs stima dell’efficacia di un singolo trattamento) e nel modo in cui si stima la popolazione iniziale di varroe.

Post scriptum
Domani ti illustrerò ulteriormente le differenze tra le due formule, analizzando le implicazioni pratiche e metodologiche di ciascuna.
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da Ortega »

Riprendendo il discorso interrotto di ieri, ti illustrerò ulteriormente le differenze tra le due formule, analizzando le implicazioni pratiche e metodologiche di ciascuna.

1. Approccio della prima formula: (confronto tra due trattamenti)

La prima formula si usa quando si vogliono confrontare due trattamenti diversi, ad esempio un trattamento standard (AP) e un trattamento testato (AT). La percentuale di varroe caduta viene calcolata come il rapporto tra i numeri di varroe cadute in seguito ai due trattamenti, dando una misura relativa dell’efficacia di ciascuno rispetto all’altro.

Formula:
Percentuale di varroe cadute = [AT/ (AT+AP)] ×100

In questo caso, la formula non si concentra sul numero assoluto di varroe nell’alveare, ma piuttosto sul rapporto di caduta tra due prodotti. Questo approccio ha alcune caratteristiche distintive:
Rilevanza dei trattamenti comparati: Qui si ha un confronto diretto tra i risultati di due prodotti. Quindi, se un trattamento (AT) mostra una caduta significativa rispetto all’altro (AP), si può concludere che il trattamento AT è più efficace, ma non si ha una misura assoluta delle varroe presenti nell’alveare.
Uso della "somma" di entrambi i numeri: Il denominatore (AT + AP) implica che il risultato finale rappresenta una "combinazione" dei due trattamenti. Se il numero di varroe cadute in seguito al trattamento AT è molto maggiore rispetto a quelle cadute con il trattamento di confronto AP, la percentuale sarà più alta, indicando una maggiore efficacia del trattamento AT.

Vantaggi: Questo approccio è utile quando si vuole fare un confronto immediato tra l’efficacia di due prodotti, senza necessariamente sapere quanti acari ci fossero all’inizio, ma piuttosto facendo un confronto relativo. In sostanza, calcola una percentuale di efficacia in un contesto di confronto tra due metodi di trattamento.

Svantaggi: Non dà una visione precisa del numero totale di varroe nell’alveare, quindi non consente una valutazione diretta dell’intensità dell'infestazione.

2. Approccio della seconda formula: (calcolo della percentuale di caduta basato sulla stima delle varroe iniziali)
La seconda formula è più diretta in relazione al trattamento che si sta testando, come nel caso dell’acido ossalico. La formula inizia con una misurazione delle varroe cadute dopo il trattamento e usa la percentuale di efficacia per stimare quante varroe c'erano prima del trattamento.

Formula:
Percentuale di varroa caduta = (Varroe cadute dopo il trattamento/Varroe iniziali stimate)×100

Questa formula ha caratteristiche distintive rispetto alla prima:
Stimare le varroe iniziali: A differenza della prima formula, qui si calcolano le varroe iniziali stimando la popolazione totale di varroe nell’alveare, basandosi sull'efficacia del trattamento. La conoscenza di quanto efficacemente il trattamento ha rimosso le varroe è cruciale per stimare la popolazione iniziale.
Ad esempio, se un trattamento è stato efficace al 90%, si assume che il 10% delle varroe rimangano nell’alveare e si calcola la quantità totale di varroe iniziali dividendo le varroe cadute per l'efficacia del trattamento.

Precisione e affidabilità: Una volta che la popolazione di varroe iniziali è stimata, il calcolo della percentuale di varroe caduta risulta molto più preciso e consente di ottenere una stima diretta dell'efficacia del trattamento in termini assoluti (quante varroe sono state effettivamente eliminate).

Uso dell'efficacia del trattamento: Se, per esempio, si sa che il trattamento con acido ossalico è stato efficace al 90%, si può stimare che l'efficacia del trattamento in termini di rimozione delle varroe è alta, ma se il trattamento è stato efficace solo al 50%, la stima della caduta effettiva sarà più bassa. In questo modo, la formula tiene conto delle stime derivanti dall'efficacia.

Vantaggi: Questo approccio offre una valutazione più dettagliata e realistica dell'efficacia di un trattamento in relazione alla popolazione iniziale di varroe. Se è necessario sapere quanti acari erano presenti prima del trattamento, questa formula è fondamentale. È anche utile per stimare il successo di un trattamento in base a un numero assoluto di varroe.

Svantaggi: Richiede la conoscenza dell’efficacia del trattamento, il che implica una certa familiarità con la capacità del prodotto di eliminare le varroe. Inoltre, la stima delle varroe iniziali può essere meno precisa se non si ha una valutazione accurata dell'efficacia del trattamento.

Principali differenze tra le due formule:

Obiettivo e contesto:
Prima formula: Compara due trattamenti per determinare quale ha rimosso più varroe, senza necessità di stimare la popolazione iniziale di varroe.
Seconda formula: Calcola l’efficacia di un trattamento specifico in base alla percentuale di varroe rimosse, stimando la popolazione iniziale delle varroe.

Stima della popolazione iniziale di varroe:
Prima formula: Non richiede la stima della popolazione iniziale, poiché si basa su un confronto tra trattamenti.
Seconda formula: Richiede una stima della popolazione iniziale, basandosi sull’efficacia del trattamento.

Tipo di dati necessari:
Prima formula: Necessita solo dei dati sul numero di varroe cadute dopo due trattamenti diversi.
Seconda formula: Necessita sia dei dati sul numero di varroe cadute che della percentuale di efficacia del trattamento per stimare la popolazione iniziale.

Accuratezza:
Prima formula: Meno precisa nell'indicare la reale entità dell'infestazione, poiché si concentra solo sul confronto tra trattamenti.
Seconda formula: Più precisa nel determinare quante varroe sono state rimosse effettivamente in relazione alla popolazione iniziale stimata.
Sintesi delle applicazioni:
Prima formula: Usata principalmente per confronti relativi tra due trattamenti, senza entrare nei dettagli sulla quantità iniziale di varroe.
Seconda formula: Adatta quando si desidera avere un’idea più precisa della riduzione totale della popolazione di varroe nell'alveare in seguito a un trattamento specifico. È utile quando si vuole monitorare l’efficacia di un trattamento e avere una stima diretta del numero di varroe eliminate, tenendo conto della popolazione iniziale stimata.

In conclusione, la scelta della formula dipende dall’obiettivo del trattamento: se si desidera un confronto tra più trattamenti, la prima formula è più adatta; se si vuole monitorare l'efficacia di un singolo trattamento e stimare la popolazione di varroe iniziale, la seconda formula è la più appropriata.

Post scriptum
Scusami se mi sono dilungato troppo, ma era l'unica modo per dimostrare passo dopo passo la differenza tra le due formule.
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da fabio »

Ciao Ortega, hai fatto una bellissima dimostrazione matematica di queste due formule che si applicano in apicoltura, ma questa è solo teoria. Nella realtà, infatti, queste formule sono valide solo nel preciso istante in cui le stiamo applicando. Non sono applicabili su una media in tutto l’arco dell’anno, perché, come dice @ciocca956 le variabili sono molte, se non infinite, e possono variare o addirittura sfatare le percentuali, anche a distanza di pochi giorni, se anche una sola variabile cambia.
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da Marianna »

Concordo anch'io con quanto detto da Fabio. :ave:
Ortega, hai dimostrato matematicamente in modo eccellente la diversità delle formule, che è sicuramente interessante e ben argomentata. La matematica può essere uno strumento potente, ma in questo caso :nonono: deve tenere conto delle incertezze e della variabilità del mondo reale, che non sempre si allinea perfettamente con le previsioni teoriche.
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Ortega
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Re: Dubbio sul trattamento con ossalico

Messaggio da Ortega »

Ciao @fabio e @Marianna, :ave: avete perfettamente ragione: la teoria è importante, ma alla fine è la pratica che fa la differenza.
Le formule matematiche :book: possono dare una guida, ma in apicoltura, come in molti altri ambiti, sono le variabili quotidiane che influenzano i risultati reali.
Ogni stagione, :pioggia: ogni arnia, e persino ogni giorno possono portare cambiamenti significativi, quindi è la capacità di adattarsi e osservare le condizioni specifiche che fa davvero la differenza.
La pratica sul campo ci aiuta a comprendere come le variabili interagiscono tra loro e ci insegna ad applicare le teorie in modo flessibile.
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